Terrore a Parigi: il ruolo dei social. Già il titolo dice tutto, ma provo ad affondare un po’… partendo da ieri.
Messi a letto i bambini, mi sono concesso un bel film, inaspettatamente – non leggo quasi mai le trame – consonante con i tragici eventi di venerdì scorso; tra parentesi, consiglio la pellicola.Mi sono così trovato a pensare al cruento attacco da un altro punto di vista: come ho appreso la notizia?
Risposta: dai social.
Oltre agli pseudo commenti idioti, agli eccessi pro o contro tutto o niente, alle balle pronte in padella e ad altre amenità, i social rivendicano un ruolo informativo di primo piano… e non solo.
Facebook, ad esempio, è servito come canale di “rassicurazione” per i familiari di coloro che, nelle tragiche ore che hanno segnato Parigi, fortunatamente illesi, si trovavano in prossimità dei bersagli degli scellerati.
Specialmente in momenti durante i quali le linee “tradizionali” possono risultare eccessivamente congestionate, o in certi casi anche collassare, la fluidità e la capillarità che la rete consente, in qualche misura è salvifica.
Rimanderei ad un buon articolo la riflessione, senza aggiungere niente altro; anzi sottrarrei se servisse, se cioè fosse possibile, non scrivendo, espungere dalla realtà simili deliri, riportandoli al nulla, abortendoli.
Ma non si può. Occorre vederli nascere, tagliar loro il cordone e scegliere un nome adeguato: benvenuti follie.